Thursday, 3 November 2011

Forma

Ogni giorno scopro movimenti nuovi in me. Dentro e fuori. Creo forme vuote di aspettative, vuote di desiderio di accettazione.
Se non c’è forma non ci può esere sostanza. Nella forma, l’astratto ed il concreto si uniscono, si richiamano, si amalgamano. La forma ha in se qualcosa di universale, immediato, profondissimo. È concetto e spiegazione, passaggio e movimento, riassunto dell’esistenza.
La forma non chiede nulla. Presenta e contiene. Non limita, bensì sublima le parti di concetti e oggetti, creando significato.    ©

The Opposite of Void

Gathering thoughts. What happens the moment before our thoughts are arranged in streams of ideas? It’s a spark, an ignition, something that we simultaneously create and are awakened by. That fraction of time when a full concept surfaces but is not yet expressed, that space between void and its opposite. Is it beyond us? Above us? Within us? Beside us? Does it come to us or do we go to it?   ©

Pressed Leaves on Tarmac Surface 1,2,3 ©



Tuesday, 25 October 2011

La punteggiatura dell'intelligenza

Siamo esseri belli e potenti, essenzialmente vicini al divino e all'universale. L'intelligenza, la nostra parte sensoriale/sensitiva e quella spirituale sono i tre aspetti che ci caratterizzano.    
      La nostra intelligenza è un dono eccezionale, distillato attraverso il tempo per arrivare a noi come un regalo che ci siamo meritati. È un dono che non conosce staticità, un potere che sviluppiamo in modo unico e irripetibile dentro alle nostre vite. Dono universale che si esprime attraverso il particolare. Ognuno sviluppa la propria intelligenza ed immaginazione in modo autonomo ed originale. Eppure l'intelligenza è proprio ciò che ci unisce all'assoluto, che ci ricongiunge ad esso. Le esperienze che viviamo sono la punteggiatura della nostra intelligenza.
    La nostra parte sensoriale/sensitiva ha a che fare con l’ istinto. Ci connette con le nostre viscere, la pelle, la gola, il respiro, la percezione del mondo esterno. Ci permette di osservare il nostro paesaggio interiore, comprendere ciò che sentiamo dentro e agire di conseguenza. La  parte sensitiva/istintiva è quella che abbiamo disimparato ad usare, quella con cui abbiamo maggiore difficoltà a riconnetterci in modo profondo. Tendiamo a fermarci alla superficie delle nostre sensazioni. Così come si manifestano diamo loro un'etichetta, le chiamiamo emozioni, ci illudiamo che quell'etichetta sia permanente, che descriva la realtà. Ma le emozioni non ci informano affatto sull’accaduto, sono solo giudizi passeggeri e superficiali sull'accaduto stesso. Se fossimo capaci di connetterci profondamente con le nostre sensazioni, comprenderemmo che ci affrettiamo a classificarle - rendendole quindi emozioni ingannevoli - per paura di scoprire cosa nascondano. Temiamo di scorgere dietro ad esse la paura dell’abbandono, o il timore di fare la cosa sbagliata, di non meritare ciò che abbiamo, di scoprire desideri di riconoscimento mai realizzati, un bisogno mai soddisfatto di affetto e comprensione.
    Ci abituiamo a reagire alle nostre emozioni, cioè agire in modi stereotipati, che ci facciano sembrare più forti o più deboli - dipendentemente dal risultato che vogliamo ottenere -  di quello che siamo, etichettare ed incasellare i comportamenti, giudicandoli continuamente e categorizzandoli come buoni o cattivi, accettabili o non accettabili. Pensiamo che questa sia una rete di sicurezza, che renda le nostre realtà più riconoscibili, invece rende solo tutto più falso e tutti più (superficialmente) uguali ed infelici.
    La nostra parte sensitiva ci spaventa perché abbiamo deciso di usarla per confonderci. Vogliamo che ci dica cosa sentiamo, cosa dobbiamo fare, cosa è meglio per noi, però poi vogliamo la controprova per via razionale che il nostro istinto sia "giusto", che ci stia consigliando in modo appropriato.  Vogliamo che istinto e ragione cantino all'unisono e quando non lo fanno cadiamo in un vortice di confusione che noi stessi abbiamo creato, attraverso il nostro falso (indotto) continuo bisogno di controprove e certezze. Ma il mondo non ha bisogno di certezze. Se ne avesse avuto bisogno, non ci sarebbe stata alcuna evoluzione, alcun progresso, nulla sarebbe cresciuto, neanche la nostra intelligenza emozionale o quella razionale -  che ora vogliamo, perversamente, usare come controprova dell’attendibilità dei nostri istinti.
    La parte spirituale è quella che ci riallaccia al divino, ci illumina di bellezza e di potenza universale. È la parte che si esprime quando stabiliamo una connessione vera con qualcun altro. È la scintilla che scocca quando, conversando con qualcuno, entrambi riceviamo ispirazione da quel dialogo, da quell'ascoltarci, da quella partecipazione. È la parte di noi che ci spinge a condividere, a ridere di gusto, a provare piacere davanti alla bellezza, ad un certo abbinamento di parole, colori, profumi, suoni, pensieri, forme o immagini. È la parte più forte di noi, ma anche quella che, paradossalmente, nessuno ci insegna come sviluppare in modo creativo nel corso della vita. Cerchiamo stabilità economica, di relazione, stabilità sociale ma ci dimentichiamo di trovare il nostro stato di equilibrio spirituale.
La spiritualità ci permette di vedere al di là di noi stessi, delle cose e dei giudizi. È la parte di noi che guarda davvero alle apparenze e le riconosce come tali. Ci fa distinguere luce ed ombra nelle persone intorno a noi, nelle loro energie, ci da un senso dei vari livelli attraverso i quali siamo connessi con ciò che ci circonda. La parte spirituale ci mostra le influenze che il mondo, le persone e gli eventi hanno su di noi. Ci ricongiunge al tessuto universale e quindi ci fa apprezzare arte e bellezza, sentimento e ragione, armonia e compatibilità, rende chiare le affinità fra tutto ciò che sta fuori e dentro di noi.  Spesso confondiamo questa nostra parte con le altre due, altre volte neghiamo di possedela perché non sappiamo dove cercarla. Pensiamo che ci voglia un enorme investimento di energia e tempo per esplorare la nostra spiritualità. Occupati in questo pensiero, non ci accorgiamo che essa si manifesta in noi e attraverso di noi continuamente - arte, risate, amore, bellezza, ispirazione, illuminazione, energia fisica e mentale sono tutte espressioni spirituali.
La spiritualità si manifesta nei momenti in cui stiamo bene, in cui siamo a nostro agio e riusciamo ad abbandonare le ansie create dall'ego. I momenti di alta spiritualità e riconnessione all'universale che la nostra vita fa riemergere per noi ogni giorno sono quelli in cui il nostro pensiero è immobile. Svuotandoci, raggiungiamo armonia ed equilibrio.    ©

I luoghi e gli spazi

I luoghi non sono restrittivi. Sono punti di spazio. Quando diamo un significato ad uno spazio lo rendiamo un luogo. I luoghi sono liberi. Siamo noi a renderli chiusi e insopportabili, volendo stare tutti negli stessi... allo stesso tempo.